In Italia, il governo ha preparato norme legali che sono considerate un passo indietro per quanto riguarda l’accesso all’aborto. Le norme che consentono agli attivisti anti-aborto di accedere alle cliniche abortive sono interpretate dall’opposizione e dalle organizzazioni femminili come un tentativo di impedire questo diritto attraverso la pressione psicologica.
Il regolamento di legge preparato dal partito Fratelli d’Italia (FdI), principale partner della coalizione di governo di destra, è stato approvato dalla Camera dei Rappresentanti.
Il regolamento, incluso in un accordo globale sull’utilizzo del fondo di ripresa previsto dall’Unione Europea dopo la pandemia, dovrebbe essere adottato senza problemi dal Senato.
Secondo la nuova normativa, le associazioni e gli attivisti anti-aborto potranno accedere anche agli ambulatori che rilasceranno alle donne un certificato attestante la loro richiesta di interruzione della gravidanza.
Si nota che le associazioni che si definiscono “pro-vita” potrebbero, con questa legge, rafforzare la pressione psicologica sulle donne che desiderano abortire.
Sebbene la legge italiana del 1978 riconosca il diritto all’interruzione volontaria della gravidanza entro 90 giorni, nella pratica possono verificarsi difficoltà nell’accesso all’aborto. Poiché i medici godono del diritto all’obiezione di coscienza, oltre il 60% dei ginecologi del Paese si rifiuta di eseguire aborti, con una percentuale che in alcune zone raggiunge il 90%.
In alcune aree governate da partiti di destra, le normative locali che limitano l’uso della pillola abortiva e finanziano gruppi anti-aborto hanno suscitato polemiche.
Prima di entrare in carica, il premier Giorgia Meloni aveva promesso di non modificare la legge 194, che permette l’aborto, ma ha anche detto di voler dare alle donne il “diritto a non abortire”.
Dopo la nuova normativa varata su iniziativa del partito della Meloni, l’opposizione ha accusato il primo ministro di non aver mantenuto la promessa di non manomettere la legge e di violare i diritti delle donne.
Preoccupazione per la pressione psicologica
Elly Schlein, leader del Partito Democratico (PD), di centrosinistra, ha dichiarato: “Ricordate quando la Meloni disse che non avrebbe toccato la legge 194? “Ha mentito”, ha detto.
Nel suo post sui social media, Schlein ha detto: “Gli attacchi alla libertà delle donne di decidere sul proprio corpo continuano” e ha sottolineato che verrà esercitata pressione psicologica sulle donne che desiderano interrompere la gravidanza man mano che sempre più associazioni anti-aborto entreranno nelle cliniche.
Anche Chiara Appendino, vicepresidente del Movimento 5 Stelle, ha criticato l’inserimento di un emendamento sull’accesso all’aborto nel decreto sui fondi europei. Appendino ha detto: “Stanno facendo questo per creare nuove cliniche? Migliorare i servizi per le donne? No, lo fanno per permettere alle associazioni anti-aborto di entrare nelle cliniche! “Vogliono ridurre le opportunità di autodeterminazione delle donne”, ha detto. Appendino ha anche affermato che la Meloni, la prima donna primo ministro del Paese, “ha un problema con le donne”.
Anche le organizzazioni femminili hanno protestato contro il governo manifestando ieri davanti al parlamento. L’associazione Non Una Di Meno ha affermato che gli oppositori dell’aborto entreranno nei consultori e, con la “violenza del giudizio”, impediranno praticamente l’applicazione della legge sull’aborto.
La promessa “La legge non cambierà”
Antonio Tajani, leader di Haydi Italia, partner di centrodestra del governo, ha affermato che la legge sull’aborto non verrà modificata.
Tajani, che è stato vice primo ministro e ministro degli Esteri del governo, ha dichiarato: “Credo che sia giusto che ognuno agisca secondo le proprie convinzioni e coscienza, ma non dovremmo agire contro l’aborto come crimine. “Non c’è alcuna intenzione di cambiare la legge”, ha detto.
Le nuove norme sull’aborto, che di tanto in tanto sono oggetto di accesi dibattiti nel Paese, e le reazioni ad esse hanno fatto notizia oggi.
La Repubblica ha commentato, sotto il titolo “Le bugie della Meloni”, che il presidente del Consiglio non ha mantenuto la promessa di non toccare la legge sull’aborto e che il governo ha “attaccato” la legge n. 194.
Anche La Stampa titola “Centri di consulenza sull’aborto sotto assedio” e afferma: “Hanno detto che non toccheranno la legge 194, ma la legge può essere toccata in diversi modi”.
Il quotidiano di destra La Verita ha sostenuto il governo e ha pubblicato il titolo “Per la sinistra l’aborto è una necessità”.