Uno sguardo da vicino alle vittime di Pompei di 2.000 anni fa grazie all'alta tecnologia
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I codici dell'eruzione del Vesuvio, che distrusse l'antica città di Pompei vicino a Napoli, in Italia, vengono risolti grazie al lavoro di un team di esperti che comprende archeologi, radiologi, ortodontisti e antropologi.
Cattura della città di Roma, distrutta da un'esplosione durata due giorni nel 79 d.C. “ridotto in cenere” I cadaveri sono stati esaminati utilizzando le alte tecnologie. I corpi umani cinerei raccolti vengono scansionati mediante tomografia computerizzata per esaminare gli effetti dell'esplosione.
I risultati indicano che i pezzi di cenere solidificati contengono ancora scheletro e che i denti rimangono quasi perfetti.
Le immagini catturate da Reuters mentre esaminava le vittime dell'eruzione del Vesuvio risalenti a quasi 2.000 anni fa sono:
I ricercatori preparano il calco in gesso di un ragazzo romano proveniente da un'antica città romana mentre sottopongono il corpo a una scansione TC (tomografia assiale computerizzata) a Pompei, il 29 settembre 2015. Un team di esperti di archeologi, radiologi, ortodontisti e antropologi ha iniziato a utilizzare la TC tecnologia di scansione nel settembre 2015 per esaminare l'interno dei calchi in gesso delle vittime di Pompei, in uno studio che ha aggiunto ulteriori dettagli alle scoperte precedenti. È stato necessario utilizzare una scansione a 16 strati per penetrare nell'intonaco indurito, ma i risultati hanno mostrato resti scheletrici impressionanti e denti quasi perfetti. Foto scattata il 29 settembre 2015. REUTERS/Ciro de Luca
Una fotografia combinata mostra una TAC (tomografia assiale computerizzata) della testa di un residente dell'antica città romana di Pompei in questo documento del 22 settembre 2015. Un team di esperti tra cui archeologi, radiologi, ortodontisti e antropologi nel settembre 2015 ha iniziato utilizzando la tecnologia dello scanner per esaminare l'interno dei calchi in gesso delle vittime di Pompei, in uno studio che ha aggiunto maggiori dettagli ai risultati precedenti. È stato necessario utilizzare una scansione a 16 strati per penetrare nell'intonaco indurito, ma i risultati hanno mostrato resti scheletrici impressionanti e denti quasi perfetti. REUTERS/Ufficio stampa della Soprintendenza Speciale per Pompei, Ercolano e Stabia/Documento via ReutersATTENZIONE AI REDATTORI – QUESTA IMMAGINE È STATA FORNITA DA TERZI. REUTERS NON È IN GRADO DI VERIFICARE IN MODO INDIPENDENTE L'AUTENTICITÀ, IL CONTENUTO, LA POSIZIONE O LA DATA DI QUESTA IMMAGINE. QUESTA FOTO È DISTRIBUITA ESATTAMENTE COME RICEVUTA DA REUTERS, COME SERVIZIO AI CLIENTI. SOLO PER USO EDITORIALE. NESSUNA RIVENDITA. NESSUN ARCHIVIO.
Un piede rivestito di scarpe sporge da un calco in gesso di una vittima di Pompei, nel laboratorio dell'antica città romana di Pompei, 13 ottobre 2015. Un team di esperti composto da archeologi, radiologi, ortodontisti e antropologi ha iniziato a utilizzare la scansione CAT nel settembre 2015 ( tomografia assiale computerizzata) per esaminare l'interno dei calchi in gesso delle vittime di Pompei, in uno studio che ha aggiunto ulteriori dettagli alle scoperte precedenti. È stato necessario utilizzare una scansione a 16 strati per penetrare nell'intonaco indurito, ma i risultati hanno mostrato resti scheletrici impressionanti e denti quasi perfetti. Foto scattata il 13 ottobre 2015. REUTERS/Alessandro Bianchi
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