- Scritto da, Övgü Pinar
- Titolo, Roma
L’Italia sta prendendo iniziative per aumentare le sue forniture dall’Africa per ridurre la sua dipendenza energetica dalla Russia. Dopo l’Algeria, sono in corso le visite ufficiali in Angola e nella Repubblica del Congo per concludere accordi energetici.
Il primo ministro Mario Draghi ha annullato l’intenzione di partecipare di persona al suo viaggio in Africa a causa di un test positivo al coronavirus. Il governo sarà rappresentato dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio e dal ministro della Trasformazione ecologica Roberto Cingolani nei viaggi oggi in Angola e domani nella Repubblica del Congo. In visita è atteso anche Claudio Descalzi, direttore del colosso energetico italiano Eni.
Una delegazione guidata dal primo ministro Draghi ha visitato l’Algeria la scorsa settimana e ha raggiunto un accordo per aumentare la quantità di gas importato.
Nella sua intervista al Corriere della Sera alla fine della scorsa settimana, Draghi ha spiegato le misure adottate per ridurre la necessità di importazioni di gas dalla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina:
“Non vogliamo più dipendere dal gas russo, perché la dipendenza economica non deve diventare un giogo politico. Per fare questo è necessario diversificare le fonti energetiche e trovare nuovi fornitori. Recentemente ho visitato l’Algeria e lì l’ENI ha raggiunto un accordo per un fornitura aggiuntiva di 9 miliardi di metri cubi di gas. Tale quantità “rappresenta circa un terzo del gas che importiamo dalla Russia. Altri paesi seguiranno”.
L’Italia attualmente soddisfa il 95% del suo fabbisogno di gas attraverso le importazioni, di cui circa il 40% viene fornito dalla Russia. L’Italia importa ogni anno 29 miliardi di metri cubi di gas dalla Russia.
‘Accordo con un regime autocratico‘ carica
La scorsa settimana è stato annunciato che l’Italia aveva raggiunto un accordo con l’Egitto per aumentare la propria fornitura di gas naturale liquefatto.
Il governo è anche criticato per essersi rivolto a “regimi autocratici” nel tentativo di ridurre la propria dipendenza dalla Russia. In particolare, l’assassinio del dottorando italiano Giulio Regeni in Egitto nel 2016 e i danni causati alle relazioni tra i due Paesi dall’omicidio accusato di funzionari dell’intelligence egiziana hanno suscitato reazioni in seguito alla firma di un accordo energetico con il Cairo.
Il quotidiano Il Fatto Quotidiano ha espresso queste reazioni con il titolo “El Sissi è meglio di Putin. Draghi ha scelto l’autocrate egiziano”.
Anche Enrico Letta, leader del Partito Democratico di centrosinistra, che fa parte della coalizione di governo, ha affermato che l’accordo con l’Egitto “solleva preoccupazioni”. Letta ha affermato: “La questione Regeni non è solo un dramma personale, è un simbolo della necessità di difendere i diritti umani e garantire la giustizia” e ha invitato il governo ad adottare un atteggiamento più “forte ed esigente” nei confronti dell’Egitto.
Ci sono restrizioni sui condizionatori d’aria
Si dice inoltre che il governo stia prendendo in considerazione restrizioni sull’utilizzo come parte dei suoi sforzi per affrontare la crisi energetica.
Secondo la stampa italiana odierna, dall’inizio di maggio sarà vietato scendere sotto i 25 gradi nella temperatura dell’aria condizionata negli uffici governativi.
Se la crisi persiste, il limite di riscaldamento sarà di 19 gradi durante i mesi invernali. Il mancato rispetto dei limiti di riscaldamento e raffreddamento può comportare multe fino a 3.000 euro.
Con queste restrizioni negli uffici governativi si prevede di risparmiare 4 miliardi di metri cubi di gas entro il prossimo marzo.
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