Il piano dell'Italia di inviare gli immigrati salvati in mare verso centri da allestire in Albania è stato temporaneamente bloccato dalla Corte Costituzionale albanese.
L'accordo sulla migrazione firmato il mese scorso dai primi ministri italiano e albanese Giorgia Meloni ed Edi Rama dovrebbe essere votato oggi dal Parlamento albanese. Tuttavia, nell'ambito di un procedimento legale avviato dall'opposizione albanese, sostenendo che l'accordo viola la Costituzione e il diritto internazionale, la Corte Costituzionale ha deciso di esaminare il caso il mese prossimo.
Con questa decisione è stato sospeso il processo di approvazione dell'accordo in Parlamento e di entrata in vigore.
La corte dovrebbe riunirsi il 18 gennaio per decidere se l'accordo viola la costituzione dell'Albania.
L'accordo sull'immigrazione firmato a Roma all'inizio di novembre dovrebbe avere una validità di 5 anni e l'Italia invierà ogni anno in Albania 36mila immigrati.
L'obiettivo è trattenere gli immigrati soccorsi in mare dalle forze italiane in due centri da creare in Albania fino alla valutazione delle loro domande di asilo.
Si chiarisce che non verranno inviati in Albania le donne incinte, i bambini e gli immigrati già arrivati in Italia.
L'accordo prevede che l'Italia coprirà le spese dei centri dove verranno trattenuti gli immigrati in Albania e che questi saranno soggetti alla legislazione italiana. Anche l'Italia valuterà le domande di asilo degli immigrati.
L’Italia sarà responsabile dell’insediamento degli immigrati in Italia o della loro deportazione, a seconda dell’esito della loro richiesta di asilo.
La polizia albanese garantirà la sicurezza fuori dai centri. Si prevede inoltre che il personale italiano responsabile dell'operazione sarà esentato in alcuni casi dalle leggi albanesi.
Opposizione italiana: come Guantanamo
L'opposizione di entrambi i paesi ha reagito all'accordo. L'opposizione italiana ha paragonato il progetto a “Guantanamo” e ha criticato l'accordo in quanto contrario alle convenzioni internazionali.
Riccardo Magi, leader del partito liberale di sinistra Più Europa, ha reagito dicendo: “L’Italia non può trasportare le persone soccorse in mare in un Paese terzo come se fossero pacchi o merci”.
Amnesty International ha inoltre sostenuto che l’accordo, che prevede la “detenzione” di immigrati e rifugiati in Albania, era “illegale e inapplicabile”. Nella sua dichiarazione del mese scorso, l’organizzazione ha affermato: “Le persone salvate in mare dalle autorità italiane sono sotto la giurisdizione dell’Italia e non possono essere trasferite in un altro Stato senza esaminare le loro richieste di asilo e la loro situazione individuale. »
L'opposizione albanese sostiene inoltre che trattenere gli immigrati nel Paese in questo modo significa privarli dei diritti garantiti dalla costituzione albanese. Si oppone anche perché l'accordo implica che l'Albania rinunci ai suoi diritti sovrani su questi centri.
Dato che il Partito Socialista guidato dal Primo Ministro Edi Rama ha la maggioranza nel Parlamento albanese, il piano doveva ricevere l’approvazione parlamentare.
Il primo ministro italiano Meloni ha detto che i due centri per migranti che intende creare in Albania entreranno in funzione già dalla prossima primavera. Tuttavia, la decisione della Corte Costituzionale albanese potrebbe prolungare il processo, o addirittura interromperlo del tutto.
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