La Corte Suprema italiana ha stabilito che il rimpatrio forzato dei migranti salvati dal mare in Libia costituisce un crimine.
Questa decisione potrebbe avere ripercussioni significative sulla politica migratoria del governo e sull'accordo in fase di definizione con la Turchia contro l'immigrazione dalla Libia.
L’altro giorno è stata annunciata la decisione della Corte Suprema, che si è occupata del caso relativo alla consegna da parte di una nave italiana degli immigrati soccorsi nel Mediterraneo alle forze della guardia costiera libica nel 2018.
Nel caso in questione, più di 100 immigrati provenienti dalla Libia sono stati prelevati in mare da una nave commerciale battente bandiera italiana denominata Asso28 e poi riportati in Libia.
La Corte Suprema ha stabilito che era illegale portare gli immigrati in Libia, che non è considerato un paese sicuro, e consegnarli alla guardia costiera di quel paese, invece di trasferirli immediatamente in un porto.
Secondo la sentenza del tribunale, il diritto dei migranti ad accedere alla protezione internazionale è stato violato quando sono stati respinti in Libia, dove sono stati sottoposti a violenze e torture. È stato affermato che ciò significava che le persone salvate si trovavano in pericolo.
Si comincia a discutere sui possibili effetti della decisione della Corte Suprema sui piani del governo di coalizione di destra anti-immigrazione per prevenire l'immigrazione dall'Africa.
Il primo ministro Giorgia Meloni, salito al potere nell’ottobre 2022 con la promessa di porre fine all’immigrazione irregolare, sta cercando di raggiungere accordi con questi paesi costieri e paesi terzi per impedire agli immigrati di raggiungere l’Italia via mare dalle coste nordafricane. Durante la visita della Meloni in Turchia il mese scorso, è stato richiesto il sostegno turco per impedire agli immigrati di arrivare in Italia attraverso la Libia.
Sebbene si affermi che i ministeri degli Esteri italiano e turco stiano lavorando ad un accordo in tal senso, i dettagli dell'accordo non sono ancora stati resi noti. Tuttavia, secondo informazioni pubblicate dalla stampa italiana, Roma intende approfittare dell'influenza di Ankara nel Paese per fermare gli immigrati provenienti dalla Libia.
Anche la stampa italiana ha iniziato ad analizzare i possibili effetti della decisione della Corte Suprema su tali iniziative anti-immigrazione da parte del governo.
Anche il quotidiano Il Messaggero ha ricordato l'accordo preparato con la Turchia sulla Libia, precisando però che tale accordo non sarà intaccato dalla decisione della Corte Suprema. Secondo il quotidiano, l'accordo in elaborazione con la Turchia mira innanzitutto a impedire che i migranti si imbarchino piuttosto che a respingerli in Libia via mare, e per questo motivo non dovrebbe essere intaccato dalla decisione della Corte Suprema. .
Scrive il quotidiano La Repubblica: “La decisione della Corte Suprema rimette in discussione gli accordi del governo”.
Le organizzazioni non governative che lavorano nel campo dell'immigrazione sono soddisfatte della decisione della Corte Suprema. L'organizzazione Mediterranea, che svolge attività di salvataggio dei migranti nel Mediterraneo, ha affermato nel suo comunicato in merito alla decisione della Corte Suprema: “C'è ormai una giurisprudenza che conferma quello che diciamo da anni: la Libia non è un Paese sicuro”.
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