È stata chiusa l'indagine aperta contro il figlio del presidente Recep Tayyip Erdoğan, Bilal Erdoğan, a Bologna, in Italia, per “riciclaggio di denaro”.
Secondo le informazioni dell'agenzia italiana Ansa, dopo che il denunciante Hakan Uzan si è rifiutato di testimoniare nel corso delle indagini, la Procura ha ribadito la richiesta di decisione di non proseguire le indagini. Anche il gip ha accolto la richiesta di archiviazione delle indagini.
A seguito della denuncia riportata dalla stampa italiana da parte di Hakan Uzan, residente in Francia, la Procura di Bologna ha aperto un'indagine contro Bilal Erdoğan per “riciclaggio di denaro”.
La denuncia chiedeva che l'accusa secondo cui Bilal Erdoğan, che sta lavorando al suo dottorato alla Johns Hopkins University di Bologna, avrebbe portato denaro in Italia, fosse indagata come parte del reato di “riciclaggio di denaro”.
Secondo le informazioni, nel corso dell'indagine durata circa un anno, la procura ha chiesto lo scorso settembre una decisione di non procedere, sulla base del fatto che non c'erano prove riguardo alle accuse mosse contro la denuncia e che il denunciante non aveva testimoniato.
Tuttavia, il giudice per le indagini preliminari ha respinto questa richiesta il mese scorso e ha ordinato che il querelante Murat Hakan Uzan fosse ascoltato e che eventuali documenti fossero esaminati.
Secondo quanto appreso oggi dall'Ansa, la Procura ha chiesto per la seconda volta l'archiviazione del caso dopo che non è stato possibile ottenere la dichiarazione di Hakan Uzan. Questa volta il giudice ha accolto la richiesta.
Erdoğan 'Lasciamo che si prenda cura della mafia italiana' Egli ha detto
L'inchiesta aperta contro Bilal Erdoğan a Bologna ha scatenato la reazione del presidente Recep Tayyip Erdoğan.
Nella sua intervista al canale italiano Rainews24 nell'agosto dello scorso anno, Erdoğan disse: “Se fosse entrato o entrasse adesso in Italia, forse arresterebbero mio figlio…” e usò le seguenti espressioni:
«Con tutto il rispetto, la legge italiana va verificata una volta per tutte, un accordo del genere non è possibile, metterebbe in difficoltà anche i nostri rapporti tra Turchia e Italia.
“Nessuno ha il diritto di chiamare riciclatore di denaro il mio brillante figlio, che studia alla Johns Hopkins e verrà a Bologna. Che l'Italia smetta di prendersi cura di mio figlio e si prenda cura della sua stessa mafia!”
Le osservazioni di Erdoğan hanno scatenato una reazione negativa in Italia, con il primo ministro Matteo Renzi che ha poi scritto in un post su Twitter: “In questo paese, i giudici rispondono alle leggi italiane e alla costituzione, non al presidente turco. Questa si chiama “la regola”. della legge'.”
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