Considerando gli attentati avvenuti in molti paesi europei come Francia, Germania e Spagna, il ministro dell'Interno italiano Marco Minniti ha risposto alla domanda sul perché non vi siano stati attentati. Finora non si sono verificati attentati in Italia, più volte minacciata dallo Stato islamico Iraq e Levante (Isis).
Questa domanda, ricorrente in Italia, soprattutto dopo l'attentato di Barcellona del mese scorso, è stata posta ieri al ministro dell'Interno Minniti nel corso di un incontro a Roma.
Minniti attribuisce il fatto che, a differenza di molti altri paesi europei, non si sono verificati attentati terroristici in Italia negli ultimi anni, all'esperienza maturata dalle forze di sicurezza italiane nella lotta contro il terrorismo interno e la mafia a partire dagli anni '70, e alla “staurazione di una corretta rapporto con l’Islam”.
Minniti ha inoltre affermato che la “capacità delle forze di sicurezza italiane di utilizzare strumenti e tecnologie investigativi” è tra le migliori al mondo.
“Una società integrata contribuisce alla lotta al terrorismo”
Citando l'esempio dell'attentato al camion che ha ucciso quattro persone a Stoccolma, la capitale della Svezia, lo scorso aprile, il ministro italiano ha detto: “L'unica cosa che si può fare di fronte ad attentati imprevedibili come quello di Stoccolma è continuare a le nostre terre sotto controllo.
Minniti ha sottolineato che oltre alla preparazione delle forze dell'ordine, anche l'integrazione degli immigrati è di fondamentale importanza e ha proseguito così:
“Se guardiamo a quello che è successo dopo l'attacco a Charlie Hebdo, vediamo che gli organizzatori di questi attacchi non provenivano dalla Siria. Quelli che li hanno compiuti erano i figli dell'Europa, il prodotto di un'integrazione insufficiente.
“Una società meglio integrata è una società più sicura e contribuisce alla lotta contro il terrorismo internazionale”.
Consulenza sull'“approccio italiano” ai paesi europei
Minniti ha ricordato anche che l'Italia ha raggiunto accordi con la comunità musulmana del Paese per sostenere l'integrazione:
“Abbiamo firmato un accordo per l'Islam italiano con tutte le comunità musulmane in Italia. Questo accordo prevedeva quattro punti: moschee aperte, lista degli imam, prediche in italiano e trasparenza dei finanziamenti”.
Il ministro dell’Interno italiano ha raccomandato questo “approccio italiano” ad altri paesi europei.
Il Corriere della Sera scrive anche che il Viminale sta lavorando a un nuovo programma volto a rafforzare l'integrazione dei rifugiati. Secondo il quotidiano, il nuovo programma di integrazione prevede che i richiedenti asilo ricevano, oltre alle lezioni di italiano, una formazione sui “valori italiani” come il rispetto per le donne.
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